The Gilded Cage by Lynette Noni

The Gilded Cage by Lynette Noni

autore:Lynette Noni [Noni, Lynette]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SPERLING & KUPFER
pubblicato: 2024-02-01T12:00:00+00:00


18

IL viaggio fino ad Acquanera fu più rapido di quanto Kiva avesse previsto. Le ci vollero all’incirca una ventina di minuti al piccolo galoppo, una volta uscita dalle mura cittadine. In sella al suo cavallo costeggiò le rotonde colline della Prateria Selvaggia finché il terreno non si fece più piatto e fangoso, preannunciando l’inizio delle paludi.

Considerato quanto fosse andato liscio il viaggio, Kiva era fiduciosa di riuscire a tornare ben prima che Caldon si svegliasse, e anche di poter evitare i nuvoloni neri di pioggia che si avvicinavano sempre di più. Questa certezza si rafforzò quando un uomo anziano che portava a spasso il cane nel piccolo villaggio sonnolento fu felice di indicarle il cottage di Boscobuio, avvisandola però che Delora era una donna molto gelosa della propria privacy. Kiva dovette inoltrarsi più di quanto avrebbe voluto nelle Paludi Tortuose, ma almeno il sentiero, per quanto stretto e fangoso, sembrava sicuro.

«Tranquillo, tranquillo», disse alla sua nervosa cavalcatura, accarezzandole il collo. «Siamo quasi arrivati.»

Dopo un’ultima curva finalmente vide in alto davanti a sé il cottage, circondato da una folta vegetazione e adagiato accanto a uno specchio d’acqua torbida. Era di pietra, con il tetto di paglia e il camino che fumava, e aveva l’aria di essere una dimora accogliente – benché un po’ spettrale e palustre.

Kiva si fermò, ed ebbe a malapena il tempo di smontare da cavallo che la porta si aprì e una donna dai capelli bianchi si precipitò fuori zoppicando, un bastone agitato per aria come un’arma.

«Proprietà privata!» gridò dalla veranda. «Questa è proprietà privata! Non sai leggere?»

Indicò un cartello sul sentiero, ma era talmente coperto di muschio che Kiva riuscì a malapena a distinguere due lettere P maiuscole.

«Sto cercando Delora», disse Kiva senza allontanarsi dal cavallo, nel caso si fosse resa necessaria una rapida ritirata. «Sei tu?»

L’anziana signora scrutò Kiva con gli occhi socchiusi per un minuto buono, dopodiché batté il bastone a terra e fece un furioso passo avanti. «Te l’avevo detto di non tornare più, ragazza! Non ti darò quello che vuoi, né ora né mai!»

Kiva rimase immobile. Zuleeka e Torell avevano detto di essere stati lì insieme alla madre, ma era successo anni prima. Delora aveva scambiato Kiva per Tilda? Sua figlia?

«Mi spiace», disse quindi, alzando le mani. «Non voglio niente da te.» Poi si affrettò a correggersi. «Cioè, in realtà sì, ma…»

«Non te lo darò mai!» ripeté Delora, questa volta urlando.

Kiva non sapeva cosa fare, perciò disse d’istinto: «Ho bisogno del tuo aiuto per controllare la magia».

Delora chiuse la bocca di scatto, poi serrò le labbra e osservò di nuovo Kiva dalla testa ai piedi. «Tu sei quella che lei ha lasciato marcire in prigione, vero? Quella che secondo lei stava meglio lì?»

Kiva impallidì, poi ricordò che Delora aveva visto sua madre per l’ultima volta un decennio prima, e comunque Tilda non avrebbe mai pensato che Kiva potesse stare meglio a Zalindov.

«Sono rimasta in prigione per dieci anni», rispose quindi. «E per tutto quel tempo ho tenuto nascosta la mia magia. Non l’avevo mai usata fino a poche settimane fa, quando ho guarito una persona che stava morendo.



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